Matrimoni gay, adozioni, famiglia, etc: La psicoanalisi può dire qualcosa?

Mi sembra molto importante che la psicoanalisi, e più in generale il ‘mondo psy’, si pronunci oggi su questioni inerenti l’essere umano senza alcuna pretesa di esaustività o d’invadenza su piani che non le sono propri, ma anche senza rinunciare a portare il proprio contributo sul terreno che le è familiare.

La psicoanalisi ha sempre perseguito l’obiettivo di costruire un modello scientifico generale del soggetto, come diremmo oggi, sulla base del quale concepire la sua azione di cura.

Oggi questa possibilità è più vicina anche grazie alla maggiore disponibilità a connettere i saperi più tradizionalmente psicoanalitici con altri universi concettuali, facendo della psicoanalisi un crocevia conoscitivo molto rinnovato rispetto al passato, molto più vivo e presente nella cura in forza proprio della migliore capacità esplicativa data dalla sua teoria.

Questi sviluppi hanno certamente prodotto una concezione del soggetto vivente come intriso di relazione.

Se la psicoanalisi di Freud concepiva l’apparato psichico come costruito per gestire le pulsioni oggi dobbiamo dire che l’essere umano viene pensato in modo molto diverso, come proveremo a spiegare.

Fra i temi che Della Loggia pone sul tappeto quello che metterei al centro della nostra riflessione, necessariamente limitata, è relativo al costituirsi della persona umana ed alle conseguenze che esso assume rispetto alle funzioni educative ed all’orientamento sessuale.

Quello che oggi si può affermare senza tema di smentite è che si diviene, sulla base di una dotazione di partenza, all’interno di relazioni.

E che dunque le relazioni con le figure di accudimento, con tutto il loro fitto interrelarsi di significati impliciti (l’accezione attuale, più ampia e teoricamente diversa, del vecchio inconscio) ed espliciti, e poi via via le altre relazioni che si dispiegano nel tempo, costituiscono non soltanto il luogo di espressione di potenzialità preesistenti, ma soprattutto l’ambito di co-costruzione del proprio stare al mondo.

Il soggetto umano si costituisce dunque in base a soluzioni del tutto personali che adotta provvisoriamente, e poi più stabilmente, nell’interazione con l’altro.

Differenziarsi dall’altro non è che una delle molte possibili strade che il bambino può percorrere in quel momento della sua vita ma non assurge più, oggi, a pietra miliare dello sviluppo umano. Il neonato infatti, come ci ha mostrato l’Infant Research già dagli anni ‘80, è da subito separato e distinto dal caregiver.

Se guardiamo con questi occhi alla sessualità, dobbiamo dire che la dotazione biologica di partenza dell’essere umano è, in generale, dicotomica, ma il modo attraverso il quale essa è interpretata e declinata è proprio di ogni individuo, è dunque qualcosa che si costruisce all’interno dei rapporti interumani e che interpreta, traduce sia le sollecitazioni genetiche di base (l’anatomia del maschile e del femminile, ecc.) sia quelle socio-culturali per stare al mondo nel modo più funzionale possibile per quella persona in quel momento della sua vita.

Anche l’orientamento sessuale, dunque, si apprende ed è una caratteristica, uno stile, dotato di una certa fluidità nel tempo, non rigidamente acquisito una volta per tutte, e questo vale anche per l’orientamento eterosessuale naturalmente.

La ricerca scientifica ci mostra che in questa prospettiva i timori che le nuove configurazioni familiari omoerotiche producessero mostri erano infondati, forse frutto dei nostri timori del nuovo. I bambini ed i giovani figli di genitori gay non sono più disagiati o psicopatologici degli altri.

Dobbiamo probabilmente abbandonare, noi psicoanalisti per primi, una visione dell’uomo che, curiosamente, accomuna la prima psicoanalisi ad alcune religioni e che vincola l’uomo alla sua naturalità pulsionale senza lasciare spazio alla creatività umana ed alle potenzialità, altissime, del suo divenire all’interno di relazioni interpersonali e sociali.

Su un punto però mi sembra che le concezioni dell’ebraismo e del cattolicesimo riportate da Della Loggia trovino punti di contatto con quelle della psicoanalisi moderna, ovvero nella sottolineatura della finitezza, della non autosufficienza dell’essere umano, essere insufficiente per definizione anche fra i viventi, che cerca incessantemente relazioni che abbiano per lui un senso in ordine alla sopravvivenza e alla realizzazione sempre più piena di sé.

Detto questo non spetta agli psicoanalisti prendere decisioni sulla possibilità di adozione per le coppie omosessuali o per il loro matrimonio, sull’opportunità di difendere i loro diritti, ecc, temi sui quali il nostro contributo non è che uno di quelli che possono essere tenuti in considerazione dai decisori a ciò deputati.