Staffetta generazionale e modelli on-off

Trovo davvero carico di premesse infondate l'orientamento prevalente del dibattito sulle pensioni

e, nella fattispecie, le proposte ed i dubbi sulla cosiddetta 'staffetta generazionale'.

In senso generale si persegue un modello 'on-off' rispetto alla vita lavorativa (o sei dentro o sei fuori, o sei in servizio o sei in pensione) che davvero è privo di connessione con la vita reale delle persone.

Sembra impensabile immaginare che ci sia chi non avrebbe problemi a percepire domani una pensione più bassa se oggi gli venisse consentito di lavorare meno.

Così viene dato per scontato che chi rinunciasse ad una parte del suo orario di lavoro e corrispondente stipendio (negli ultimi 5 anni di servizio) consentendo l'analoga assunzione di un under 35 con la stessa qualifica e con l'opportunità di creare un processo formativo docente-discente fra i due, possa avvenire solo se i contributi pensionistici rimangono invariati, con la conseguenza che lo Stato debba integrare quello che il senior non versa più.

Questa premessa rischia di vanificare la bella idea della staffetta generazionale (sappiamo quanto ce ne sia bisogno di idee del genere oggi in Italia) perchè il costo per la Stato sarebbe elevatissimo.

Ora la domanda è: ma perchè non immaginiamo che molte persone potrebbero essere disponibili a soluzioni come quella indicata anche con una proporzionale penalizzazione pensionistica?

Poerchè non ci si rende conto che molte persone potrebbero gradire una situazione di questo tipo perchè più funzionale ai loro bisogni di tempo più che di denaro, di qualità di vita più che di beni.

Non sarebbe il caso di proporre un ventaglio di proposte di 'fine lavoro' che possano favorire i giovani e che siano a costo zero per lo stato?

Oggi lavoro meno e quadagno meno con meno pensione dopo, oppure oggi guadagno meno e metto più soldi in previdenza per domani, oppure lavoro meno e guadagno meno ma vado in pensione un po' più tardi, e così via.

Nessun costo (anzi, per i dipendenti pubblici mi sembra di capire che lo stato, erogatore sia dello stipendio che della futura pensione, potrebbe avere dei vantaggi economici nel caso).

Perchè inoltre non immaginare che la forza etica diventi econonomica quando penso di dare una mano alle generazioni giovanili?