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Matrimoni, famiglie, etc

Penso che chi andrà al governo dovrebbe proporre una riforma della normativa sui matrimoni, diritto di famiglia e temi connessi che non sia ispirata ad equiparare al Matrimonio altre nuove 'Istituzioni' nelle quali il problema di fondo sia quanto sono vicine al Matrimonio con la M maiuscola, dove cioè si vada ad imbastardire, per i detrattori, un mito sociale come la famiglia.

Mi sembra una strada sbagliata.

Dovremmo invece definire delle regole per contrattualizzare i diversi modi per 'stare insieme', naturalmente lasciando la libertà ai potenziali contraenti di non contrattualizzare affatto il loro rapporto.

Si potrebbero definire alcune tipologie di rapporti definibili come 'standard' lasciando ai soggetti coinvolti la possibilità di deroghe sulle quali essi convengano.

Potremmo avere, per esempio, la coppia coniugale a tempo indeterminato, quella a dieci anni, quella a cinque e a due.

La coppia dello stesso genere. La coppia che non vuole figli, il nucleo tripersonale (per es. due donne ed un uomo) etc.

In ognuna il peso dei diritti e doveri sarebbe diverso.

Se stipulo un contratto di 'coppia a cinque anni' nulla è dovuto al partner alla scadenza, si può rinnovare, se il rapporto termina prima dovrò garantire il sostegno economico al partner fino al 5°anno, non oltre, Non avrò diritti sull'eredità in caso di premorienza all'interno dei 5 anni, etc. Sempre in questa linea andrebbero definiti i rapporti patrimoniali rispetto agli immobili o ai beni acquistati durante il contratto quinquennale di coppia,

Se due stipulano un contratto di coppia 'senza figli' e poi ne nasce uno il partner che non condivide la cosa potrà non versare nulla al coniuge per lui, ma naturalmente il mantenimento del figlio sarà da garantire da parte di entrambi, fatto salva le definizione della responsabilità (se un marito stupra la moglie e ne nasce un figlio la moglie non sarà tenuta a conseguenze economiche relative al figlio, saranno tutte a carico del padre).

Perchè non rinunciamo ad un'etica sociale quando non è necessaria?

 

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Tristezza

Povera Parma,

gli arresti di ieri mi fanno molta tristezza.

Intanto perchè mi metto nei panni delle persone che sono state arrestate, messe alla berlina, e delle loro famiglie, amici (veri) e credo possa essere un'esperienza umana devastante. Certo si può dire che probabilmente se lo sono meritati, che c'è assai di peggio nella vita, etc, tuttavia...

E poi penso alla nostra città ed a quello che ha subito, alla disonestà, allo stile amministrativo che non merita di essere chiamato politica, ai lauti guadagni che corrispondono ad altrettanti costi per noi cittadini.

Parma è stata negli ultimi dieci anni al centro dell'attenzione nazionale per tre eventi dello stesso tenore: il caso Parmalat, l'inchiesta sulla corruzione del 2011 che ha portato alla caduta della giunta Vignali ed oggi la vicenda che completa (forse, speriamo) quest'ultimo scandalo.

Tre eventi giudiziari all'insegna della corruzione, del malaffare, di un'etica narcisistica che si sgonfia come un palloncino al sole.

A ben guardare ci sono stati anche altri fatti di tutt'altro tenore.

La capacità, dovuta anche ad Enrico Bondi ma non solo, di riportare su la Parmalat facendola tornare ai livelli di performance industriale del primo Tanzi,

La capacità della magistratura di stanare il marcio e di riportare la legalità.

La capacità della popolazione di valutare con grande severità i responsabili di questa duplice batosta e di escluderli di fatto dalla scena politica locale.

Per inciso questa capacità non sembra appartenere all'intera popolazione italiana a giudicare dai sondaggi di questi giorni sul PDL

Questi eventi hanno fra l'altro offuscato nell'immaginario collettivo le opere che le due giunte precedenti a quella di Vignali, ma in parte anche quest'ultima, hanno compiuto, opere che hanno portato Parma ad un livello di vivibilità e di modernità considerevole.

Cose che rimangono, per fortuna, e che ad un giudizio più sereno saranno anche valutate in maniera più seria e meno emotiva.

Oggi però siamo di nuovo qui a vergognarci di appartenere ad una comunità che è stata guidata da certi personaggi, e non è bello, è triste.

 

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Matrimoni gay, adozioni, famiglia, etc: La psicoanalisi può dire qualcosa?

Mi sembra molto importante che la psicoanalisi, e più in generale il ‘mondo psy’, si pronunci oggi su questioni inerenti l’essere umano senza alcuna pretesa di esaustività o d’invadenza su piani che non le sono propri, ma anche senza rinunciare a portare il proprio contributo sul terreno che le è familiare.

La psicoanalisi ha sempre perseguito l’obiettivo di costruire un modello scientifico generale del soggetto, come diremmo oggi, sulla base del quale concepire la sua azione di cura.

Oggi questa possibilità è più vicina anche grazie alla maggiore disponibilità a connettere i saperi più tradizionalmente psicoanalitici con altri universi concettuali, facendo della psicoanalisi un crocevia conoscitivo molto rinnovato rispetto al passato, molto più vivo e presente nella cura in forza proprio della migliore capacità esplicativa data dalla sua teoria.

Questi sviluppi hanno certamente prodotto una concezione del soggetto vivente come intriso di relazione.

Se la psicoanalisi di Freud concepiva l’apparato psichico come costruito per gestire le pulsioni oggi dobbiamo dire che l’essere umano viene pensato in modo molto diverso, come proveremo a spiegare.

Fra i temi che Della Loggia pone sul tappeto quello che metterei al centro della nostra riflessione, necessariamente limitata, è relativo al costituirsi della persona umana ed alle conseguenze che esso assume rispetto alle funzioni educative ed all’orientamento sessuale.

Quello che oggi si può affermare senza tema di smentite è che si diviene, sulla base di una dotazione di partenza, all’interno di relazioni.

E che dunque le relazioni con le figure di accudimento, con tutto il loro fitto interrelarsi di significati impliciti (l’accezione attuale, più ampia e teoricamente diversa, del vecchio inconscio) ed espliciti, e poi via via le altre relazioni che si dispiegano nel tempo, costituiscono non soltanto il luogo di espressione di potenzialità preesistenti, ma soprattutto l’ambito di co-costruzione del proprio stare al mondo.

Il soggetto umano si costituisce dunque in base a soluzioni del tutto personali che adotta provvisoriamente, e poi più stabilmente, nell’interazione con l’altro.

Differenziarsi dall’altro non è che una delle molte possibili strade che il bambino può percorrere in quel momento della sua vita ma non assurge più, oggi, a pietra miliare dello sviluppo umano. Il neonato infatti, come ci ha mostrato l’Infant Research già dagli anni ‘80, è da subito separato e distinto dal caregiver.

Se guardiamo con questi occhi alla sessualità, dobbiamo dire che la dotazione biologica di partenza dell’essere umano è, in generale, dicotomica, ma il modo attraverso il quale essa è interpretata e declinata è proprio di ogni individuo, è dunque qualcosa che si costruisce all’interno dei rapporti interumani e che interpreta, traduce sia le sollecitazioni genetiche di base (l’anatomia del maschile e del femminile, ecc.) sia quelle socio-culturali per stare al mondo nel modo più funzionale possibile per quella persona in quel momento della sua vita.

Anche l’orientamento sessuale, dunque, si apprende ed è una caratteristica, uno stile, dotato di una certa fluidità nel tempo, non rigidamente acquisito una volta per tutte, e questo vale anche per l’orientamento eterosessuale naturalmente.

La ricerca scientifica ci mostra che in questa prospettiva i timori che le nuove configurazioni familiari omoerotiche producessero mostri erano infondati, forse frutto dei nostri timori del nuovo. I bambini ed i giovani figli di genitori gay non sono più disagiati o psicopatologici degli altri.

Dobbiamo probabilmente abbandonare, noi psicoanalisti per primi, una visione dell’uomo che, curiosamente, accomuna la prima psicoanalisi ad alcune religioni e che vincola l’uomo alla sua naturalità pulsionale senza lasciare spazio alla creatività umana ed alle potenzialità, altissime, del suo divenire all’interno di relazioni interpersonali e sociali.

Su un punto però mi sembra che le concezioni dell’ebraismo e del cattolicesimo riportate da Della Loggia trovino punti di contatto con quelle della psicoanalisi moderna, ovvero nella sottolineatura della finitezza, della non autosufficienza dell’essere umano, essere insufficiente per definizione anche fra i viventi, che cerca incessantemente relazioni che abbiano per lui un senso in ordine alla sopravvivenza e alla realizzazione sempre più piena di sé.

Detto questo non spetta agli psicoanalisti prendere decisioni sulla possibilità di adozione per le coppie omosessuali o per il loro matrimonio, sull’opportunità di difendere i loro diritti, ecc, temi sui quali il nostro contributo non è che uno di quelli che possono essere tenuti in considerazione dai decisori a ciò deputati.

 

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Cure, care, psychotherapy

Davvero interessante l'articolo di Umberta Telfener 'Sul concetto di cura e su quello che facciamo in psicoterapia' pubblicato sull'ultimo numero (7) di Riflessioni Sistemiche, una rivista online https://www.aiems.eu/presentazione.html della quale mi permetto di consigliare la lettura.

 

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Speranza?

Mi sembra che questo 2012, anno difficile per molti aspetti, si concluda con una nuova speranza per noi italiani.

Non mi riferisco tanto alla 'salita in campo' di Monti in quanto tale.

Penso soprattutto alla prospettiva di dare maggiore centralità alle idee e dunque all'ascolto ed al confronto su di esse, metodo e contenuti ai quali siamo stati poco avvezzi negli ultimi anni e forse noi italiani siamo poco avvezzi da tempo.

Lungi da me pensare che la politica diventi un luogo puro, sottratto alle carni e agli interessi.

No certo, non sarebbe neanche nello spirito del nostro paese, e credo poi di nessun luogo vivente.

Penso però che una certa valorizzazione di questo livello del confronto, di un piano un po' meno narcisistico e muscolare ed un po' più attento ai pensieri ed ai saperi potrebbe paradossalmente, ma non tanto, coniugarsi meglio con la concretezza del fare e del cambiare le cose.

Che ci volessero i professori della Bocconi per questo?

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Primo blog

Oggi abbiamo inaugurato il nostro nuovo blog. Continuate a frequentarlo e vi terremo aggiornati. Potrete leggere i nuovi post del blog tramite il feed RSS.

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